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Diritto collaborativo: un nuovo approccio per la risoluzione dei conflitti

31 marzo 2023

Il diritto collaborativo si sta affermando come un'alternativa per la gestione dei conflitti, guadagnando popolarità nel campo del diritto di famiglia, commerciale e altre aree del diritto civile. Questo approccio si focalizza sulla collaborazione tra le parti e i loro legali per raggiungere soluzioni reciprocamente vantaggiose, evitando i costi e la lentezza delle cause legali. In questo articolo, esamineremo cosa significa e si intende per diritto collaborativo, quali sono i suoi elementi fondamentali, i vantaggi e le difficoltà connesse a questa pratica e il suo impatto sul panorama legale.

ADR e  Diritto Collaborativo
ADR e Diritto Collaborativo

Cos'è il diritto collaborativo e come funziona?

Il diritto collaborativo è un procedimento stragiudiziale volontario e confidenziale in cui i soggetti coinvolti in una disputa cooperano con il supporto di avvocati esperti in diritto collaborativo e, se necessario, anche altri soggetti con qualifiche professionali (si pensi al caso dei consulenti finanziari, psicologi, ecc.) per cercare di trovare un accordo che sia giuridicamente vincolante. Questo metodo si fonda su principi di comunicazione trasparente, con l’impegno delle parti a risolvere i conflitti in maniera costruttiva. Il diritto collaborativo può risultare utile soprattutto in situazioni in cui i soggetti coinvolti sono costrette a mantenere tra di loro un rapporto anche successivo (si pensi a due persone che si separano ma hanno un figlio e devono continuare a interagire).

Le origini di questo approccio collaborativo alla risoluzione delle controversie

Il diritto collaborativo è emerso negli Stati Uniti durante gli anni '90 come un'opzione alternativa per la gestione delle controversie, specialmente nel campo del diritto di famiglia. L'avvocato Stu Webb ha introdotto questo approccio, cercando un metodo più compassionevole e costruttivo per affrontare le dispute familiari, come i divorzi, rispetto ai procedimenti giudiziari tradizionali.

Stu Webb, deluso dal sistema legale e dal suo effetto negativo sulle famiglie coinvolte, ha elaborato il concetto di diritto collaborativo, incentrato sulla cooperazione e la comunicazione tra i soggetti coinvolti e i rispettivi avvocati. L'obiettivo è quello di creare un contesto in cui le parti potessero collaborare al fine di cercare e adottare delle soluzioni concordate, riducendo per quanto possibile il conflitto tra di loro e i conseguenti traumi emotivi.

I fondamenti del diritto collaborativo

Il diritto collaborativo è basato su alcuni elementi caratterizzanti:

  • a) Assistenza legale: Ogni soggetto coinvolto è rappresentata da un legale esperto nel procedimento collaborativo. Tali legali collaborativi svolgono un ruolo distinto rispetto agli avvocati convenzionali, in quanto si impegnano a cooperare per giungere a un accordo, evitando un atteggiamento avversario.
  • b) Impegno a evitare il contenzioso: Le parti e i loro avvocati sottoscrivono un "accordo di cooperazione", impegnandosi a risolvere il disaccordo senza ricorrere ai tribunali. Se il processo collaborativo non ha successo e si opta per agire con una controversia, i legali collaborativi sono tenuti ad abbandonare il caso e le parti devono dare incarico a nuovi avvocati.
  • c) Comunicazione trasparente e genuina: I soggetti coinvolti nella procedura e anche i loro avvocati devono tra di loro condividere le questioni e informazioni che siano di rilievo e devono comunicare onestamente e apertamente per cercare una soluzione. Questo atteggiamento dovrebbe favorire la collaborazione e la comprensione reciproca.
  • d) Soluzioni personalizzate e focalizzate sui bisogni dei soggetti coinvolti: Il processo collaborativo mira a ricercare e trovare soluzioni che tengano conto delle esigenze e degli interessi delle parti coinvolte, invece di imporre un risultato "vincitori e vinti" tipico del contenzioso.

Diritto collaborativo: quali sono i benefici di questo approccio?

Il diritto collaborativo offre diversi benefici rispetto ai metodi giudiziali tradizionali:

  • a) Discrezione e protezione delle informazioni: Contrariamente ai procedimenti giuridici, questo metodo extragiudiziale garantisce riservatezza e impedisce la divulgazione delle discussioni. Ciò permette alle parti di gestire questioni sensibili senza il timore che le informazioni vengano rese pubbliche.
  • b) Minore dispendio di tempo e risorse: Il diritto collaborativo tende ad essere un processo più rapido ed economico rispetto al contenzioso. Poiché le parti collaborano per trovare un accordo, spesso si evitano lungaggini e spese legali legate alle udienze in tribunale.
  • c) Controllo più ampio sul processo e sull'esito: Nel diritto collaborativo, le parti esercitano un controllo maggiore sul processo e sui risultati finali. Si impegnano attivamente nella ricerca di un accordo e possono adattarlo alle necessità dei soggetti coinvolti, anziché affidare la decisione a un giudice.
  • d) Salvaguardia dei rapporti interpersonali: Questo metodo promuove una comunicazione tra le parti che sia costruttiva e rispettosa, in modo da cercare di mantenere tra i soggetti coinvolti una relazione (aspetto importante soprattutto in caso di separazione o divorzio di coppie con figli, che devono continuare a interagire).

Le difficoltà insite in questa procedura

Sebbene abbia molti vantaggi, la procedura collaborativa ha alcune problematiche:

  • a) Coinvolgimento attivo delle parti: La riuscita del processo dipende dall'investimento delle parti nel voler risolvere il disaccordo in modo cooperativo. Nel caso in cui una parte non intenda negoziare in buona fede o condividere informazioni in modo sincero e trasparente, il processo potrebbe non avere successo.
  • b) Individuare avvocati esperti in diritto collaborativo: Non tutti gli avvocati possiedono una formazione adatta a questo metodo e può essere difficile trovare un professionista con esperienza in questo ambito. Inoltre, alcuni legali potrebbero essere più abituati a un approccio basato sulla contesa e potrebbero non essere adeguatamente pronti per supportare un processo collaborativo.
  • c) Eventuale percezione di minor tutela legale: Poiché gli avvocati che operano nel diritto collaborativo si impegnano a non rappresentare le parti in tribunale se la negoziazione dovesse fallire, alcune persone potrebbero sentirsi meno tutelate rispetto al contenzioso tradizionale.

Diritto collaborativo in Italia: quale situazione?

In Italia, il diritto collaborativo non è ancora regolamentato da specifiche leggi. Tuttavia, negli ultimi anni, l'approccio collaborativo ha iniziato a guadagnare interesse e apprezzamento sia in Italia che in altri paesi europei.

In Italia, vi sono associazioni e organizzazioni professionali che promuovono la pratica collaborativa e offrono corsi di formazione e certificazioni per gli avvocati interessati a tale metodo. Alcune di queste associazioni includono Risolvere - Associazione Italiana Professionisti Collaborativi, Negoziatori e della Mediazione e AIADC – Associazione Italiana Professionisti Collaborativi.

Il futuro del diritto collaborativo e il suo impatto sulla professione legale

Il diritto collaborativo sta acquisendo sempre più riconoscimento come metodo efficace per la risoluzione delle controversie. La sua popolarità è destinata a crescere mano a mano che un maggior numero di avvocati riceverà una formazione specifica e più persone diverranno consapevoli dei suoi benefici.

Il successo del diritto collaborativo e di questa procedura diretta alla conciliazione potrebbe anche essere utile per promuovere un cambiamento culturale nella professione legale, passando da un atteggiamento basato sulla contesa all'adozione di una cooperazione e di una risoluzione costruttiva dei conflitti. Questa trasformazione potrebbe portare a una maggiore soddisfazione dei clienti e a una riduzione dei costi.