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Maltrattamenti in famiglia: quando è legittima difesa?

1 marzo 2023

Se vi è una situazione di maltrattamenti in famiglia cosa accade? La vittima di tali maltrattamenti ha diritto di reagire per difendersi senza che tale reazione generi responsabilità ?

Ecco una breve guida sulla legittima difesa nell'ambito di situazione di maltrattamenti in famiglia.

Maltrattamenti in famiglia: quando è legittima difesa?
Maltrattamenti in famiglia: quando è legittima difesa?

Maltrattamenti in famiglia: quando è legittima difesa?

Maltrattamenti in famiglia: la “legittima difesa” rappresenta per legge, la causa di giustificazione per un atto che altrimenti in circostanze ordinarie, risulterebbe illegale.

Si tratta in altre parole, dell’uso giustificato della forza, in quelle circostanze in cui dovesse rendersi necessario, perché rappresentativo dell’unico modo per salvare la propria vita o quella altrui, da un reale pericolo imminente.

Affinché si possa concretamente parlare di legittima difesa però, è necessario che sussistano requisiti ben precisi di cui parleremo ampiamente nel seguito.

In assenza di questi infatti, c’è il rischio concreto che si possa andare incontro all’accusa di reato, anche nel caso in cui la vittima di tale atto, dovesse essere già nota alle forze dell’ordine perché tutt’altro che persona perbene.

Per sciogliere eventuali dubbi del caso, si è pronunciata la Corte di Cassazione per mezzo di una recente sentenza nella quale ha espressamente sottolineato l’importanza che sussista un pericolo imminente per l’incolumità di chi si appella alla legittima difesa, col fine di giustificare l’uso della forza.

Maltrattamenti in famiglia: vedremo quindi nel seguito, facendo maggiore chiarezza, quando è possibile reagire contro chi perpetra violenza domestica, ponendo l’attenzione a tutti quei casi in cui è effettivamente possibile parlare di legittima difesa.

Cosa si intende per maltrattamenti domestici

Prima di entrare concretamente nella trattazione, è necessario fare una piccola premessa relativa alla definizione che la legge fornisce di “maltrattamenti domestici”.

Maltrattamenti in famiglia: secondo la legge con tale espressione, si intende la circostanza in cui vengono perpetrati continui e ripetuti abusi ai danni di una persona convivente.

Laddove poi, tali abusi dovessero verificarsi non solo contro un convivente ma contro una persona che abbia legami di parentela con l’autore di queste forme di violenza, si parla di maltrattamenti in famiglia.

È bene sottolineare che questi abusi non sono soltanto di natura fisica, ma possono essere anche vessazioni psicologiche consistenti nel denigrare, umiliare ed insultare privatamente e/o pubblicamente la vittima.

I requisiti della legittima difesa

Abbiamo precedentemente accennato ad uno dei requisiti fondamentali perché possa scattare la legittima difesa, ossia il pericolo imminente, vediamo ora gli altri requisiti che si rendono necessari affinché chi faccia uso della forza in nome della legittima difesa, non sia accusato di reato.

La legge stabilisce che sia legittima difesa se:

· Non si può evitare di usarla per difendersi e pertanto risulta indispensabile;

· È necessaria al fine di proteggersi da un pericolo concreto ed attuale, pertanto non sarà considerata legittima difesa sparare ad un ladro che fugge in quanto di fatto, non rappresenta più un pericolo per la propria incolumità;

· Risulta essere legata all’offesa da una relazione di proporzionalità, ossia sussiste una proporzionalità non tra gli strumenti di difesa, bensì tra i beni giuridici in gioco e l’offesa subita.

I maltrattamenti in famiglia: violenza domestica

Vediamo ora quando si può parlare di legittima difesa nel caso dei maltrattamenti che si compiano in famiglia, vale a dire all’interno delle mura domestiche.

Secondo la sentenza espressa dalla Corte di Cassazione a cui si faceva riferimento anche in precedenza, non è possibile in alcun modo prescindere da un requisito fondamentale, ovvero la presenza di un pericolo imminente per l’incolumità della vittima.

Ad esempio prendiamo in considerazione, il caso di una donna costantemente sottoposta a violenza domestica da parte del marito, che esasperata decida deliberatamente di colpire l’uomo alle spalle a seguito dell’ennesima discussione accesa.

Poiché manca l’effettivo pericolo imminente, tale azione non può considerarsi legittima difesa: la Corte di Cassazione infatti, attribuisce un’importanza enorme alla contestualità del pericolo da cui la persona che ricorre all’uso della forza, intende proteggersi.

Alla luce di quanto esposto appare evidente che, affinché un gesto anche violento possa considerarsi legittima difesa, non possano essere considerati gli episodi precedenti o gli abusi pregressi, poiché ciò che conta concretamente è quanto accade in quel momento esatto.

Si ribadisce ancora una volta quindi, il concetto di pericolo imminente che in ogni caso legittima una risposta proporzionale all’offesa subita, ed è il motivo per il quale un tipo di violenza psicologica, non giustifica una reazione fisica violenta da parte di chi l’ha subita sino ad allora.

Maltrattamenti in famiglia: l’uccisione del marito violento, è legittima difesa?

Per quanto abbiamo detto sinora, uccidere il marito violento costituisce legittima difesa, solo se la donna non ha effettivamente altre alternative per salvare la propria vita.

Poiché non è oggettivamente possibile prevedere le concrete intenzioni di chi è mosso da intenti violenti, è necessario quantomeno che si palesino degli atti tanto gravi da poter giustificare la scelta estrema cui va incontro la vittima per proteggere la propria incolumità.

In conclusione quindi, affinché si possa davvero parlare di legittima difesa in una situazione di maltrattamenti in famiglia, occorre che il pericolo sia concreto, attuale ossia contestuale alla reazione che ne deriva, e grave al punto da non poter sottrarsi, se non attraverso un atto altrettanto estremo volto appunto, a proteggere sé stessi o la vita altrui.