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La separazione consensuale con figli: cosa sapere e come funziona

11 aprile 2025

Cos’è la separazione consensuale con figli e come funziona?

È un accordo tra i coniugi che decidono di separarsi senza conflitti, regolando anche i rapporti con i figli minorenni o maggiorenni non autonomi. L’intesa deve stabilire in modo chiaro affidamento, collocamento, mantenimento e tempi di visita, e viene sottoposta al controllo del giudice per verificarne la compatibilità con l’interesse dei figli. È una soluzione più rapida e meno conflittuale rispetto alla separazione giudiziale.

Separazione consensuale con figli

Accordi familiari senza tribunale: è sempre possibile?

Quando una coppia decide di separarsi, spesso desidera evitare lunghe cause giudiziarie e conflitti. È proprio in questi casi che ci si chiede se sia possibile trovare un accordo in modo rapido, semplice e senza passare per il tribunale. La risposta è sì, ma solo a determinate condizioni.

Non sempre infatti è possibile risolvere tutto privatamente. In presenza di minori o di figli maggiorenni non economicamente autonomi, l’intervento del giudice resta obbligatorio. Questo perché la legge italiana tutela i soggetti più vulnerabili, e consente al tribunale di verificare se l’accordo tra i coniugi sia davvero equilibrato.

Anche quando il giudice non è necessario – ad esempio per coppie senza figli – è comunque utile avere l’assistenza di un avvocato. Serve per evitare errori nella redazione dell’accordo e per verificare che le clausole non abbiano effetti indesiderati nel tempo, soprattutto sotto il profilo patrimoniale.

Cos’è la separazione consensuale con figli

La separazione consensuale con figli è un accordo con cui i coniugi decidono insieme di interrompere la convivenza e regolano tutti gli aspetti conseguenti, compresi quelli che riguardano i figli. È un procedimento semplificato rispetto a quello giudiziale, ma richiede comunque l’intervento dell’autorità giudiziaria per la sua omologazione.

Nel caso ci siano figli minorenni, oppure figli maggiorenni che non sono ancora autosufficienti dal punto di vista economico, l’accordo deve prevedere in modo chiaro l’affidamento, il collocamento abitativo, il mantenimento e i tempi di permanenza con ciascun genitore. È su questi punti che il giudice svolge un controllo attento, per verificare che l’interesse dei figli sia realmente rispettato.

Questo tipo di separazione è spesso la via preferita da chi vuole tutelare il benessere della famiglia e ridurre le conseguenze conflittuali della crisi coniugale. Richiede però una reale disponibilità al dialogo e alla collaborazione, che non sempre è facile raggiungere, soprattutto se il rapporto tra i coniugi è deteriorato.

Affidamento condiviso e decisioni sull’educazione

Uno degli aspetti centrali quando ci sono figli è la gestione dell’affidamento. La regola generale, prevista dalla legge, è quella dell’affidamento condiviso. Ciò significa che entrambi i genitori continuano a prendere insieme le decisioni importanti per i figli: educazione, salute, attività extrascolastiche, scelte religiose.

Non va confuso con la residenza: il fatto che un figlio viva principalmente con un genitore (collocamento) non esclude che le scelte debbano comunque essere condivise. Anche la gestione delle spese, soprattutto quelle straordinarie, è una fonte di discussione frequente: da chi va autorizzata, in che misura vanno ripartite, e cosa si intende per “straordinarie”?

In fase di accordo, è fondamentale essere precisi: lasciare zone d’ombra può generare conflitti successivi. Per questo motivo, anche se si tratta di una separazione “concordata”, è utile farsi assistere da un legale che conosca le prassi dei tribunali locali e sappia prevedere le possibili criticità future.

Il mantenimento dei figli: importi, criteri e spese incluse

Il mantenimento per i figli è sempre dovuto, anche nei casi di affidamento condiviso. Questo perché l’obbligo non dipende dal tipo di affidamento, ma dalla responsabilità genitoriale, che resta piena in capo a entrambi i genitori. Il principio vale sia per i figli minorenni, sia per quelli maggiorenni che non sono ancora autonomi.

Secondo l’art. 337-ter del codice civile, per stabilire l’importo del mantenimento bisogna tenere conto del tenore di vita goduto durante la convivenza, delle risorse economiche dei genitori, del tempo trascorso con ciascuno e delle esigenze attuali del figlio. La somma è stabilita caso per caso, ma nella prassi dei tribunali si oscilla tra i 250 e i 700 euro mensili a figlio, anche se le cifre possono variare sensibilmente.

La somma mensile copre tutte le spese ordinarie: cibo, abbigliamento, scuola, trasporti, attività ricorrenti. Restano fuori le spese straordinarie, che vanno gestite a parte e di solito rimborsate al 50%, salvo diverso accordo. È importante indicare in modo chiaro cosa si intende per “straordinarie”, per evitare conflitti in futuro..

Quando l’intesa viene respinta dal giudice

Nonostante l’accordo tra i coniugi, il giudice può rifiutarsi di omologare la separazione se ritiene che non sia nell’interesse dei figli. Il controllo del tribunale è obbligatorio in presenza di minori o di figli economicamente non autosufficienti, proprio per garantire una tutela effettiva e non solo formale.

Il giudice può sollevare osservazioni, chiedere modifiche o chiarimenti, oppure rifiutare l’omologazione in casi gravi. Succede, ad esempio, quando uno dei due genitori rinuncia completamente all’assegno di mantenimento, nonostante abbia redditi inferiori all’altro, oppure quando l’accordo prevede tempi di permanenza sbilanciati e poco realistici.

Anche l’assenza di indicazioni su affidamento, collocamento o modalità di frequentazione può rappresentare un problema. Il giudice deve verificare che i figli non siano esposti a squilibri, marginalizzazioni o discontinuità affettive. In alcune situazioni può disporre un rinvio per consentire alle parti di integrare l’accordo.

Tempi, costi e procedura davanti all’avvocato

Una separazione consensuale assistita da un avvocato può essere gestita in tempi relativamente rapidi, a patto che i coniugi siano realmente d’accordo su tutti gli aspetti. Quando non ci sono conflitti, e la documentazione è ben predisposta, i tempi variano da un mese a tre mesi, a seconda della modalità scelta.

La procedura può avvenire in tribunale, con omologazione da parte del giudice, oppure attraverso la negoziazione assistita tra avvocati, oppure ancora davanti all’ufficiale dello stato civile, ma solo in assenza di figli minori o non autosufficienti. In quest’ultimo caso, il risparmio di tempo è significativo, ma non sempre è praticabile.

I costi dipendono dal tipo di assistenza richiesta. Se i coniugi si rivolgono a un unico legale, la parcella può essere contenuta, soprattutto se non ci sono questioni patrimoniali complesse. Se invece ciascun coniuge ha il proprio avvocato, oppure l’accordo richiede molte revisioni, i costi possono salire.

In ogni caso, un buon avvocato non si limita a redigere l’accordo: aiuta a prevedere i problemi futuri, consiglia soluzioni sostenibili, e tiene conto delle prassi locali dei tribunali. Una separazione fatta bene oggi evita ricorsi, modifiche e conflitti domani.

Figli maggiorenni non autonomi: che succede?

Quando i figli hanno raggiunto la maggiore età ma non sono ancora economicamente indipendenti, l’obbligo di mantenimento non cessa automaticamente. La giurisprudenza è chiara: il contributo continua finché il figlio non ha completato un percorso formativo compatibile con le sue capacità e non ha avuto una concreta possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro.

Questo significa che anche dopo i 18 anni è possibile prevedere nel verbale di separazione un assegno mensile, un contributo alle spese universitarie o altri obblighi economici. È importante distinguere però tra figli effettivamente impegnati in un percorso e figli che non si attivano: in quest’ultimo caso, l’obbligo può decadere.

In fase di accordo, è utile stabilire un limite temporale o legarlo a obiettivi concreti, come la conclusione degli studi o il raggiungimento di un reddito minimo. Anche in questi casi, l’accordo può essere adattato nel tempo, se le condizioni cambiano.

Come si presenta l’accordo in Comune o dal giudice

L’accordo di separazione può essere formalizzato in modi diversi, a seconda della situazione della coppia. Se ci sono figli minori o non autosufficienti, è obbligatoria l’omologazione del giudice. In assenza di figli e di particolari questioni patrimoniali, si può procedere davanti all’ufficiale di stato civile o mediante negoziazione assistita tra avvocati.

In ogni caso, è essenziale che l’accordo sia chiaro, equilibrato e completo. Le autorità competenti, siano esse giudice o Comune, verificano la correttezza formale e, quando necessario, la conformità all’interesse dei figli. Anche qui, l’intervento dell’avvocato è fondamentale per evitare errori o ritardi.

Serve davvero un avvocato? E quando è obbligatorio?

Spesso le coppie che si separano in modo consensuale si chiedono se sia obbligatorio farsi assistere da un avvocato. La risposta dipende dalla modalità scelta: nella procedura con negoziazione assistita, l’assistenza legale è ovviamente indispensabile. Allo stesso modo, se ci si rivolge al tribunale, almeno un avvocato dovrà redigere l’atto.

Nelle separazioni davanti all’ufficiale di stato civile, in assenza di figli minori o di questioni patrimoniali, è teoricamente possibile procedere senza avvocato. Tuttavia, anche in questi casi è fortemente consigliato farsi assistere da un legale. Basta un errore formale per rendere inefficace l’accordo o per doverlo rinegoziare.

Un altro aspetto da considerare è la prevenzione dei conflitti futuri. Un avvocato esperto sa quali clausole inserire per rendere l’accordo solido e adattabile. Ad esempio, può proporre formule elastiche per le visite ai figli, meccanismi di aggiornamento degli assegni o strumenti per gestire le spese straordinarie.

Nel nostro studio riceviamo spesso coppie che pensavano di aver “fatto tutto bene da soli”, ma che dopo pochi mesi tornano per modificare clausole ambigue o inefficaci. A volte risparmiare sull’assistenza iniziale comporta un costo maggiore a distanza di poco tempo.

Conclusioni sulla separazione consensuale con figli

Separarsi senza conflitti è possibile, anche quando ci sono figli, ma richiede attenzione, precisione e consapevolezza. La separazione consensuale non è una formalità, ma un accordo giuridico che ha effetti concreti sulla vita quotidiana, sui rapporti familiari e sulla gestione economica dei figli.

Per questo motivo è essenziale che ogni aspetto sia valutato con cura, dalla scelta dell’affidamento alla definizione delle spese, fino alla forma più adatta per presentare l’accordo. Il coinvolgimento di un avvocato non è solo utile dal punto di vista tecnico, ma spesso indispensabile per garantire equilibrio e sostenibilità nel tempo.

Se desideri una consulenza legale, puoi contattare i recapiti dello studio presenti nella pagina. Saremo lieti di aiutarti a trovare la soluzione più adatta alla tua situazione familiare.

FAQ su separazione, figli e accordi consensuali

1. Posso ottenere la separazione consensuale anche se non sono d’accordo su tutto?

No. Per procedere in via consensuale è necessario l’accordo su tutti gli aspetti: figli, casa, soldi. Se manca l’accordo anche su un solo punto, sarà necessario ricorrere alla separazione giudiziale.

2. Se mio figlio ha più di 18 anni ma vive con me, il padre deve continuare a versare il mantenimento?

Sì, se il figlio non è ancora economicamente autosufficiente e sta seguendo un percorso formativo serio. È il giudice a valutare caso per caso, ma l’obbligo non cessa automaticamente con la maggiore età.

3. Cosa succede se non rispetto gli accordi presi nella separazione consensuale?

Gli accordi omologati dal giudice hanno valore legale. Se uno dei due genitori non li rispetta, l’altro può rivolgersi al tribunale per chiederne l’esecuzione forzata o la modifica delle condizioni.

4. È possibile cambiare un accordo di separazione consensuale nel tempo?

Sì, le condizioni possono essere modificate se cambiano le circostanze. È necessario un nuovo accordo tra le parti oppure un ricorso al giudice, che valuterà le nuove esigenze della famiglia.

5. Quanto tempo ci vuole per concludere una separazione consensuale con figli?

Dipende dal tipo di procedura. In media, dai 2 ai 4 mesi, salvo imprevisti. Se si opta per la negoziazione assistita, i tempi possono essere anche più brevi, ma serve l’accordo completo su ogni punto.