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Come separarsi se si hanno figli ma non si è sposati?

20 dicembre 2024

La separazione, un tema spesso fonte di preoccupazioni e discussioni, non riguarda solo le coppie sposate, ma anche quelle conviventi. Quando ci si trova di fronte a una separazione di una coppia non sposata con figli – ossia una separazione non sposati con figli – la situazione può risultare delicata, poiché non esistono procedure di “separazione” formale come nel caso del matrimonio. Tuttavia, la presenza di figli rende necessario definire con la massima attenzione tutti gli aspetti legati all’affidamento, alla collocazione e al mantenimento della prole. Ci si chiede spesso, infatti, nel caso di genitori non sposati, a chi va il figlio e come funzioni il mantenimento figli genitori non sposati nuova legge. Questo processo, pur non prevedendo lo scioglimento di un vincolo coniugale, non è meno complesso dal punto di vista emotivo, pratico e legale.

Vediamo, dunque, come avviene la separazione di non sposati con figli e come viene disciplinato il mantenimento dei figli di genitori non sposati alla luce della normativa vigente.

Come separarsi se si hanno figli ma non si è sposati
Come separarsi se si hanno figli ma non si è sposati

Come si separa una coppia di conviventi?

Come separarsi se si hanno figli ma non si è sposati? Dal punto di vista giuridico, la fine di una convivenza non pone gli stessi ostacoli burocratici di un divorzio. Due persone che decidono di interrompere la loro relazione, in assenza di matrimonio, non devono ricorrere a una procedura giudiziale specifica per “separarsi”. Le questioni economiche, come la divisione dei beni in comproprietà (ad esempio l’abitazione o il conto corrente), possono essere gestite di comune accordo tra i partner. In caso di disaccordi, si potrà adire il giudice per lo scioglimento della comproprietà di eventuali beni.

Il vero nodo cruciale si manifesta però quando sono presenti dei figli: qui le dinamiche cambiano radicalmente. È necessario infatti stabilire l’affidamento, la collocazione e definire i rapporti economici a tutela dei minori. In tale contesto entra in gioco la disciplina prevista per la tutela dei figli nati fuori dal matrimonio, che presenta diversi punti di contatto con la normativa sulla separazione e il divorzio di coppie sposate.

Separazione coppia non sposata con figli: collocazione, affidamento e interessi dei minori

Nel caso di una separazione di una coppia non sposata con figli, le questioni legate alla collocazione e all’affidamento dei minori assumono un ruolo centrale. Sebbene non esista un vincolo matrimoniale da sciogliere, la legge prevede comunque l’applicazione dei principi cardine in materia di tutela dei figli, del tutto simili a quelli vigenti per le coppie coniugate. La collocazione abitativa, l’affidamento e il diritto/dovere di visita devono essere definiti con grande attenzione, tenendo conto del benessere del minore in ogni sua dimensione: affettiva, educativa ed emotiva. In linea di massima, oggi si tende a favorire soluzioni equilibrate, che mantengano entrambi i genitori presenti nella vita del figlio, a meno che non emergano situazioni di criticità tali da rendere necessaria una diversa scelta. L’obiettivo rimane quello di garantire ai minori un contesto sereno, stabile e coerente, indipendentemente dall’assenza di un matrimonio tra i genitori.

Genitori non sposati a chi va il figlio: i criteri di valutazione del giudice

Quando si tratta di genitori non sposati, a chi va il figlio? La legge non stabilisce una regola fissa: ogni decisione sull’affidamento e la collocazione viene valutata caso per caso dal giudice, in base all’età del bambino, alle sue esigenze specifiche e alla capacità di ciascun genitore di garantire continuità affettiva, stabilità e benessere psicologico. Non è raro che, in presenza di figli molto piccoli, la collocazione prevalente sia presso la madre, ma questa non può essere considerata una prassi automatica. I tribunali considerano sempre più spesso la figura genitoriale meglio in grado di rispondere alle necessità del minore, offrendo un ambiente equilibrato e un supporto adeguato. Inoltre, all’altro genitore è riconosciuto un diritto/dovere di visita da esercitare in modo regolare, così da mantenere un legame significativo con il figlio. Quando il contesto familiare risulta armonico e non emergono particolari problematiche, si tende a preferire l’affidamento condiviso: entrambi i genitori, se idonei, continuano a esercitare la responsabilità genitoriale in modo paritetico, contribuendo attivamente all’educazione, alla crescita e al benessere complessivo del minore.

Mantenimento figli genitori non sposati nuova legge: come funziona?

Un altro punto centrale in caso di separazione non sposati con figli è il mantenimento. Il genitore non collocatario è tenuto a contribuire alle spese ordinarie e straordinarie relative ai figli. Il mantenimento dei figli di genitori non sposati, sebbene non sia disciplinato da una “nuova legge” radicalmente diversa dalla precedente, segue i principi definiti dalla normativa esistente e dall’evoluzione della giurisprudenza, volta ad equiparare la tutela dei figli nati fuori dal matrimonio a quella dei figli nati da coppie coniugate.

La quota di mantenimento mensile, detta anche assegno di mantenimento, deve coprire le spese ordinarie (cibo, vestiario, attività scolastiche di base, trasporti), mentre le spese straordinarie (visite mediche specialistiche, viaggi studio, attività sportive o musicali più impegnative) vengono di solito ripartite tra i genitori al 50% o secondo altre percentuali stabilite dal giudice. È importante evidenziare che il genitore “ex convivente” non ha diritto al mantenimento per sé stesso, in quanto tale prerogativa è riconosciuta unicamente all’interno del matrimonio.

Il ruolo del tribunale e l’intervento in caso di disaccordo

Se non si giunge a un accordo sulla gestione della prole, sulla collocazione o sull’entità del mantenimento figli genitori non sposati, sarà necessario adire il tribunale. Il giudice, dopo aver valutato attentamente la situazione, stabilirà l’affidamento, le modalità di visita e le somme dovute per il mantenimento, sempre nell’ottica della tutela del minore. L’intervento dell’autorità giudiziaria può risultare emotivamente e psicologicamente gravoso per i genitori, ma assicura una soluzione equa e nell’interesse primario dei figli.

Il tribunale prenderà in considerazione fattori come l’età dei bambini, la loro stabilità emotiva, la relazione con ciascun genitore, le condizioni di salute e la capacità di ciascun genitore di assicurare un ambiente sereno. In alcuni casi, potranno essere coinvolti assistenti sociali o figure professionali in grado di fornire una valutazione imparziale della situazione familiare.

L’importanza della mediazione familiare

Prima di ricorrere all’autorità giudiziaria, i genitori possono prendere in considerazione la mediazione familiare. Si tratta di un percorso di confronto guidato da un professionista qualificato, che aiuta le parti a negoziare soluzioni condivise sui temi più delicati, come la cura dei figli, la gestione della quotidianità e la definizione di nuovi equilibri familiari. Questa forma di sostegno non solo riduce l’eventuale conflittualità, ma può anche abbreviare i tempi e contenere i costi di una procedura giudiziale, offrendo un contesto neutrale in cui ascoltare entrambe le posizioni e trovare un accordo più sereno e sostenibile per il futuro.

Supporto emotivo e benessere dei minori durante la separazione

Oltre agli aspetti strettamente legali, è importante non trascurare le esigenze emotive dei figli, che possono vivere la separazione dei genitori come un’esperienza destabilizzante. Coinvolgere figure professionali, come psicologi dell’età evolutiva o counselor familiari, può rappresentare un valido aiuto per sostenere i minori nell’elaborazione dei nuovi assetti familiari. Anche la rete dei parenti e degli amici fidati può giocare un ruolo chiave, offrendo ascolto, stabilità e rassicurazioni. Un ambiente di dialogo aperto, empatia e comprensione può fare la differenza, contribuendo a garantire ai bambini un percorso di crescita equilibrato, nonostante le difficoltà insite nel cambiamento.

Conclusioni: gestire la separazione di una coppia non sposata con figli

La separazione non sposati con figli rappresenta un percorso complesso, che richiede tempo, sensibilità e un profondo senso di responsabilità. Nonostante l’assenza di un legame coniugale da sciogliere, le scelte compiute in questa fase avranno conseguenze di lunga durata sulla vita dei figli. È dunque fondamentale mantenere un dialogo costruttivo, cercare accordi condivisi e, quando necessario, ricorrere al tribunale per garantire decisioni imparziali.

L’obiettivo finale resta sempre il benessere dei figli, tutelandone la stabilità emotiva e l’equilibrio psicologico. Anche se i genitori non sono più una coppia, possono continuare a essere una squadra nell’interesse dei minori, offrendo loro un ambiente stabile e sereno, nel rispetto dei diritti e dei doveri di ciascun genitore.

Separarsi se non si è sposati significa avviare una nuova fase della vita familiare, in cui la collaborazione e la comprensione reciproca possono ridurre i traumi derivanti dalla separazione. Il risultato finale non è necessariamente la “fine” della famiglia, ma piuttosto una sua riorganizzazione, in cui ciascun genitore mantiene un ruolo attivo e amorevole nella crescita dei figli, pur non condividendo più la stessa vita di coppia.