Conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge: quali sono le implicazioni?
Un conto corrente cointestato è un accordo bancario gestito da due o più persone: quando si apre l'account, o in un momento successivo, si nominano due o più individui come titolari del conto, che potrebbero essere, ad esempio, due sposi.
Relazione bancaria cointestata e alimentata da un solo individuo: ogni titolare ha il diritto di svolgere attività sul conto corrente, come depositi, prelievi e bonifici. Tutti i cointestatari sono legalmente responsabili delle transazioni effettuate sul conto corrente. Ciò significa che, nelle relazioni con la banca, se uno dei cointestatari spende tutto il denaro (supponendo che il contratto preveda firme separate), gli altri cointestatari non possono presentare reclami alla banca e potrebbero dover coprire eventuali debiti.
I conti correnti cointestati sono comunemente utilizzati da coppie sposate o da parenti per gestire i loro finanziamenti comuni o per aiutarsi a vicenda nelle gestioni finanziarie. Tuttavia, è cruciale che i cointestatari comprendano bene i loro diritti e doveri prima di aprire un conto corrente cointestato.
Conto corrente cointestato: distinzione tra rapporti interni ed esterni
L'articolo 1854 del Codice Civile stabilisce che se un conto corrente è intestato a più persone (cointestato) che possono effettuare operazioni individualmente, i titolari sono considerati debitori o creditori solidali per il saldo del conto. Ciò significa che, anche in assenza di una clausola specifica nel contratto di conto corrente cointestato, i cointestatari sono considerati debitori e creditori solidali nelle relazioni esterne.
Tuttavia, bisogna distinguere le relazioni interne, che riguardano solo la rivendicazione di restituzione delle somme, da quelle esterne.
Relazione bancaria cointestata e alimentata da un solo individuo: come menzionato, la legge stabilisce che i cointestatari di un conto corrente cointestato siano debitori e creditori solidali delle somme nel conto: tuttavia, questa solidarietà riguarda solo le relazioni esterne.
Per quanto riguarda le relazioni interne, le somme nel conto corrente appartengono a tutti i titolari e ciascuno è responsabile per una quota proporzionale alla propria partecipazione.
Se non specificato diversamente, la partecipazione di ogni individuo è ritenuta uguale. In caso di controversia, è possibile richiedere una azione di restituzione delle somme. Secondo l'articolo 1298 del Codice Civile, che si applica anche ai conti correnti cointestati, nei rapporti interni l'obbligazione solidale si divide tra i titolari del conto. E, in assenza di una prova contraria, si presume che le quote siano uguali.
Questo è il motivo per cui generalmente si assume e si ritiene che il saldo del conto corrente appartenga ai due cointestatari e sia da dividere al 50%: questo è valido a meno che non ci siano indicazioni o prove contrarie. Si tratta della norma generale: ma cosa succede se il conto corrente cointestato è alimentato da un solo coniuge?
È qui che la questione diventa più complessa. Nel caso in cui un conto corrente cointestato venga alimentato da un solo coniuge, potrebbero emergere particolari sfumature legali e finanziarie che necessitano di ulteriore attenzione e considerazione. Ricordiamo che il regime patrimoniale scelto dalla coppia potrebbe anche influire sulla gestione e la proprietà delle somme nel conto corrente cointestato.
Cosa succede se il conto corrente cointestato è alimentato da un solo coniuge?
Come già evidenziato, e come specificato dalla sentenza della Cassazione del 4 gennaio 2018, n. 77, in un conto corrente cointestato, ossia intestato a due o più persone (potenzialmente anche due coniugi), i rapporti interni tra i titolari non sono governati dall'articolo 1854 del Codice Civile, che riguarda i rapporti con l'istituto bancario, bensì dall'articolo 1298, comma 2, del Codice Civile.
Quest'ultimo norma stabilisce che il debito e il credito solidale si dividono in parti uguali, a meno che non sia diversamente provato. Questo implica che, se il saldo positivo del conto deriva da fondi appartenenti esclusivamente a uno dei titolari, l'altro non può rivendicare un diritto su tali fondi nel contesto del rapporto interno.
Sebbene si presuma che le quote siano pari, ciascun co-titolare non può utilizzare a proprio beneficio, senza il consenso esplicito o implicito dell'altro, un importo superiore alla sua quota, sia in termini di saldo finale che di gestione generale del rapporto.
Conto corrente cointestato alimentato da un solo individuo: quindi, nei rapporti tra i due co-titolari di un conto corrente cointestato, gli importi presenti sono dovuti ai titolari pro quota: tale quota si presume uguale (quindi al 50% se i co-titolari sono due), ma tale presunzione può essere superata in specifici casi.
Pertanto, se il conto corrente cointestato è finanziato da fondi di un solo co-titolare o prevalentemente da tale individuo, gli importi presenti in un dato momento saranno dovuti unicamente o prevalentemente a tale individuo, a seconda delle circostanze.
Questa è la norma generale se si tratta di due co-titolari qualsiasi.
Ma la questione cambia se i co-titolari sono due coniugi?
È esattamente così, in quanto la situazione varia a seconda che i coniugi abbiano scelto la comunione o la separazione dei beni.
Analizziamo le differenze nel caso di un conto corrente alimentato da un solo coniuge.
Separazione dei beni e conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge
La separazione dei beni tra i coniugi rappresenta un accordo patrimoniale che stabilisce la gestione e la suddivisione dei beni e delle proprietà all'interno di un matrimonio o un'unione civile. In tale accordo, ogni coniuge mantiene il possesso e l'amministrazione dei beni personali che deteneva prima del matrimonio e di quelli acquisiti durante il matrimonio tramite acquisto, eredità o donazione.
In situazioni di separazione, divorzio o decesso, le proprietà non vengono divise o condivise tra i coniugi, ma ognuno mantiene ciò che gli spetta.
Considerando queste premesse, è chiaro che se i coniugi hanno optato per la separazione dei beni, si applica la regola generale: il saldo del conto corrente cointestato è presumibilmente diviso al 50% tra i due coniugi, a meno che non venga dimostrato che sia stato alimentato da un solo coniuge o prevalentemente da tale coniuge.
Se tale prova esiste (per esempio, se le entrate sono solo il salario di tale coniuge), il saldo relativo spetta unicamente al coniuge che ha alimentato il conto corrente.
Se il conto corrente è stato alimentato anche parzialmente dall'altro coniuge, sarà necessario verificare come sono stati utilizzati i fondi: il coniuge che ha alimentato il conto in maniera secondaria potrebbe aver già beneficiato o utilizzato le sue somme. In ogni circostanza, la divisione del saldo sarà proporzionale agli importi depositati da ciascuno e non utilizzati da tale soggetto.
La diversa ipotesi della Comunione dei beni tra i coniugi
Contrariamente alla separazione dei beni, la comunione dei beni rappresenta un sistema di gestione patrimoniale che coinvolge i coniugi durante il matrimonio.
In questo tipo di organizzazione patrimoniale, i beni ottenuti durante il matrimonio da entrambi i coniugi sono ritenuti di proprietà condivisa e, pertanto, appartengono a entrambi i coniugi. Questo implica che i beni acquisiti durante il matrimonio, come l'abitazione, i mobili, i risparmi e così via, sono divisi equamente tra i coniugi, a prescindere dal fatto che siano stati acquistati da uno o entrambi i coniugi.
Nel sistema della comunione dei beni, al momento della separazione dei coniugi è necessario dividere tutti i profitti derivanti dalle loro attività individuali e non ancora spesi (l'articolo 177 del codice civile stabilisce che rientrano nella comunione "i frutti dell'attività separata di ciascuno dei coniugi se, al momento della dissoluzione della comunione, non siano stati consumati").
Entrano in comunione e vengono divisi al 50% anche i fondi nei conti correnti individuali e quelli nel conto cointestato con il partner.
Pertanto, come norma generale, nella comunione dei beni il saldo del conto corrente cointestato deve essere diviso al 50%, anche se alimentato da un solo coniuge.
Tuttavia, non è sempre così.
Anche nella comunione dei beni, ci sono beni che non entrano nella comunione: possiamo menzionare, in particolare, il caso dei beni personali acquisiti prima del matrimonio o dei beni ereditati o ricevuti come donazione.
Questo può influenzare la risposta da dare alla domanda riguardante il destino del conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge.
Se, per esempio, in tale rapporto bancario vi è una somma ricevuta come donazione o eredità, si tratta di somme che non entrano nella comunione e, quindi, appartengono unicamente al coniuge che le ha ricevute e depositate nel conto.
Conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge: riflessioni conclusive
Crediamo di aver risolto la questione riguardante il destino dei fondi nel conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge o, almeno, per la maggior parte da tale coniuge.
Tuttavia, la verifica deve essere eseguita nel contesto specifico: come abbiamo evidenziato, a volte è necessario ricostruire le transazioni del conto, sia gli accrediti che le disposizioni, per capire chi possiede effettivamente i fondi presenti in un dato momento.